Sono 4 i punti che caratterizzano il metodo AEP ® System:

1. Focalizzare l’attenzione sulla funzione della deglutizione.

Si comincia a deglutire dal terzo mese di vita fetale. Lo facciamo in
seguito volontariamente, alla fine dell’atto masticatorio, o
inconsciamente, per un totale di 16002000 volte al giorno.

La bocca non è qualcosa di isolato, a sé stante, ma fa parte del
corpo, un sistema alla costante ricerca dell’equilibrio fra le sue
diverse parti.

Intervenendo con delle riabilitazioni protesiche in una parte del corpo, la
bocca o un ginocchio, interagiamo e influenziamo tutto il resto del
Sistema. Si tratta infatti di parti di una stessa struttura tra loro collegate
in modo da garantire la tensintegrità e l’equilibrio posturale con il
minimo sforzo possibile.

L’osso ioide è coinvolto 1600/2000 volte al giorno nella deglutizione.
Possiamo accorgerci dello spostamento di questo importante osso
ponendo due dita all’altezza del collo e provando a deglutire; se siamo
in condizioni fisiologiche quello che avviene è che la lingua si appoggia
al palato, le superfici masticatorie dei denti giungono a un contatto lieve
tra loro, lingua, guance e labbra formano un corridoio muscolare in
intimo contatto con i denti, l’osso ioide si alza e si abbassa.

Se la mandibola è deviata lateralmente o mancano dei denti, si attiva
una contrattura muscolare che durante la deglutizione viene trasmessa
all’osso ioide e può condizionare la postura fino all’appoggio podalico,
oppure possiamo avere una contrattura, per esempio a un piede, che
può propagarsi fino all’osso ioide e condizionare la posizione di riposo
mandibolare.

Se modifichiamo la posizione di riposo, saranno inevitabilmente
influenzati anche la traiettoria di chiusura e di conseguenza i contatti
dentali.

Una disfunzione all’interno del cavo orale potrebbe provocare
affaticamento o dolore ai muscoli masticatori e, per contiguità, in altre
parti del corpo, manifestandosi con dolore alla testa, alla schiena;
oppure, al contrario, una disfunzione in altre aree del corpo potrebbe
influenzare la funzione della bocca.

Questo è il motivo per cui è così importante avere una “visione
sistemica” o globale del corpo nel suo insieme.

Quando siamo convinti di essere immobili, il nostro cuore batte,
respiriamo e, se siamo per esempio fermi in piedi, per opporci alla
gravità, attiviamo la muscolatura mantenendo costantemente una lieve
oscillazione anteroposteriore insieme a piccoli accomodamenti laterali.

Un corpo in equilibrio ha attivato tutta la sua muscolatura per non dover
spendere energia né fare fatica per mantenere la sua postura, senza
provare alcun dolore. Se abbiamo dolore, la logica non cambia:
l’organiamo cercherà di attivare la muscolatura per provarne il meno
possibile.

Chiariamo questo concetto con un esempio. Ipotizziamo un dolore
all’anca sinistra: la reazione spontanea è di spostarsi con il peso dalla
parte opposta, ma, così facendo, costringiamo la muscolatura destra a
un lavoro di compensazione che provoca affaticamento e ci costringe a
continui adattamenti e cambi di posizione aventi come scopo non la
ricerca del miglior equilibrio ma il non sentire male.

La posizione di riposo è quella da cui partiamo per compiere qualsiasi
azione; dipende dallo stato di salute e quindi può essere più o meno
equilibrata, più o meno dispendiosa dal punto di vista energetico, più o
meno dolorosa. Ma se partiamo da una posizione di riposo antalgica,
cioè adottata per non sentire dolore, difficilmente la posizione di riposo
sarà espressione di una postura corretta: tutte le azioni che partiranno
da questa postura non saranno equilibrate.

La dinamica della bocca utilizza la stessa strategia, perciò avremo una
posizione di riposo mandibolare da cui partiamo per masticare. Variamo
la forza espressa nella masticazione in relazione alla durezza del cibo e
terminiamo inghiottendo il boccone. La posizione di partenza dovrebbe
essere quella del miglior equilibrio, cioè con un contatto simultaneo di
tutti i denti.

Come facciamo ad accorgerci quando funzioniamo male ma siamo
asintomatici? Nel caso della bocca, valutiamo se ci sono dei rumori a
livello della articolazione temporomandibolare: rumore di sabbia, degli
schiocchi, dei clic, oppure guardiamo le superfici masticatorie dei denti:
se le vediamo consumate vuol dire che digrignamo. Guardiamo la
lingua: se i bordi sono ondulati, vuol dire che la lingua, ogni volta che
deglutiamo, spinge contro i denti con troppa forza. Osserviamo come
apriamo la bocca: se apriamo diritti, vuol dire che la muscolatura di
destra e di sinistra sta funzionando in modo equilibrato, mentre se,
aprendo, deviamo lateralmente, vuol dire che non c’è equilibrio tra il
lato destro e il lato sinistro.

Il range di tolleranza al dolore è l’espressione della nostra capacità
individuale di compensare non percependo dolore, per esempio
cambiando il lato da cui mastichiamo. Il range di tolleranza, però, ci
permette solamente di non percepire dolore, ma la disfunzione è
comunque presente e continua lentamente a logorare il sistema.

Per questo motivo è importante valutare oltre alla sintomatologia
dolorosa, anche la funzione, in modo tale, da poter intervenire prima
che un eventuale disfunzione compensativa provochi dolore.

La prima cosa che facciamo col metodo AEP System è di resettare
il sistema, cioè togliere il vincolo dentale che determina la

posizione a bocca chiusa. Lo facciamo con placche, bite e altri
dispositivi con l’obiettivo di ottenere una deglutizione il più
possibile fisiologica: quello sarà il punto di partenza per iniziare a
riabilitare il sistema.

2. Considerare il sorriso di ogni paziente come unico.

Tendenzialmente, per convinzioni scientifiche o su richiesta dei
pazienti, si creano sorrisi in relazione a stereotipi estetici legati alla
moda del momento o al gusto estetico del paziente, dei parenti o del
Team protesico. In realtà, però, ogni paziente dovrebbe avere “il sorriso
più funzionale, armonico e bello per il suo viso” in modo tale da
garantirgli l’equilibrio tra il benessere psicofisico e l’estetica dentale.

Bisogna sfatare la logica secondo cui la perfezione di un viso stia nella
simmetria. La simmetria in natura non esiste!

E’ un concetto comunemente accettato riguardo al corpo. Sappiamo
tutti che la parte destra e la parte sinistra non corrispondono
perfettamente, come sappiamo che abbiamo un lato facilitato nel
movimento, a seconda che siamo destri o mancini. Facciamo più fatica
ad accettare che nel volto e nel sorriso la simmetria sia impossibile. Un
viso bello non è affatto simmetrico.

Torniamo al corpo nel suo insieme. Siamo asimmetrici ma quando ci
muoviamo abbiamo l’esigenza di sviluppare una biosimmetria di
funzione. Cosa vuol dire? Se vogliamo camminare lungo una linea
dritta, essendo asimmetrici, dobbiamo fare in modo che la quantità di
lavoro prodotta dal passo destro e dal passo sinistro sia la stessa. La
stessa cosa avviene per la bocca, perché anche le arcate dentali sono
asimmetriche, come il resto del viso e del corpo. Quindi la posizione dei
denti e il conseguente ciclo masticatorio di destra e ciclo masticatorio di
sinistra dovranno produrre la stessa quantità di lavoro, compensando le
asimmetrie mantenendo l’equilibrio, ricercando infine la biosimmetria di
funzione tra l’emiarcata destra e sinistra.

Creare un sorriso è come fare un abito su misura in cui tiene conto
della armonia estetica posturale che contraddistingue ciascuno di noi.

Come si coglie e si comprende questa unicità? Con una
valutazione approfondita del volto in 3D e l’utilizzo di strumenti,
criteri e parametri codificati in AEP ® System, che permettono la
progettazione e la creazione di un sorriso che si integra
perfettamente nel volto e nel resto del corpo. L’obiettivo passa da
un sorriso simmetrico, stereotipato, avulso dal contesto, a un
sorriso che, rispettando l’unicità di ognuno di noi, unisce
l’armonia estetica al benessere psicofisico.

3. La terza caratteristica del metodo AEP ® System è il ricorrere alla
realtà virtuale, utilizzando un software dedicato, con tutte le
informazioni che rendono unico un paziente: la componente

muscolare e la componente ossea associata alle impronte dentali:
di fatto, la realtà del paziente. Abbiamo così la possibilità di
valutare il sorriso nel contesto del viso quando siamo in fase di
progettazione.

Questo software possiede degli strumenti esclusivi come le dime
biovolumetriche e le biblioteche dentali con cui poter determinare la
forma delle arcate dentali e dei denti in relazione al biotipo di
appartenenza. Per biotipo si intende il tipo costituzionale, cioè il quadro
dei caratteri e degli aspetti tipici di un individuo sul piano sia fisiologico
che mentale.

La logica di utilizzo è che quello che noi abbiamo nel macro ce lo
ritroviamo nel micro, quindi le caratteristiche generali del viso vengono
riproposte nelle sue singole parti. Perciò la forma del viso viene
riproposta nella forma delle arcate dentali e dei denti. Siamo unici, ma
con delle caratteristiche che ci accomunano agli altri, caratteristiche che
sono state messe nelle classificazioni presenti in letteratura. Vi sono
infatti altre classificazioni codificate nel metodo AEP ® System che
danno origine alle biblioteche dentali. Da queste caratteristiche noi
partiamo per impostare un primo progetto personalizzato che poi, in
relazione alla realtà del paziente, andremo a individualizzare. Ed è
questo che rende ogni sorriso unico per ogni singolo paziente.

4. Riabilitazione completa su impianti a carico immediato. Il vantaggio
di lavorare con il software e con il metodo AEP ® System per l’equipe
protesica è rappresentato dal fatto che possiamo progettare e creare un
sorriso che si integra perfettamente nel viso. Il vantaggio per il paziente
è di potergli dare una previsualizzazione di quello che sarà il risultato e
quindi da parte sua di valutare l’armonia estetica che il suo futuro
sorriso avrà, con la certezza, data dalla realtà virtuale 3D, di avere un
progetto virtuale che poi quando andrà nella realtà della bocca,
manterrà le promesse fatte.